Una rete sempre più complessa, tra streaming e regole

È ricominciata la stagione dello streaming online – e, come ogni anno, le partite di calcio stanno già generando picchi di traffico significativi sulle reti di trasporto e distribuzione dei contenuti. Anche quest’autunno Namex ha aumentato sensibilmente la capacità della propria infrastruttura per far fronte al traffico crescente e garantire ai provider, ai broadcaster e ai grandi Content Delivery Network collegati ai nostri IXP la migliore qualità di interconnessione possibile.

Ma non è solo la stagione dello streaming: è anche quella delle conferenze e del confronto internazionale.
Appena rientrati dall’European Peering Forum, abbiamo toccato con mano quanto la dimensione regolatoria stia diventando sempre più determinante per il futuro delle reti.
Gli Hypergiant – i grandi attori globali del traffico Internet – stanno ottimizzando e automatizzando la loro presenza negli IXP (oggi oltre 200 punti di interconnessione attivi nel mondo) per gestire una rete sempre più distribuita e critica. E lo fanno con crescente attenzione ai vincoli regolatori, consapevoli che anche una singola norma nazionale può incidere sulle loro scelte infrastrutturali.

Nel frattempo, il mercato italiano delle telecomunicazioni – e, conseguentemente, quello dell’interconnessione – sta attraversando una fase di profonda trasformazione.
Il nuovo equilibrio che si sta delineando dopo la cessione della rete TIM e la creazione di FiberCop, insieme alla fusione tra Fastweb e Vodafone e alla prossima acquisizione di Sparkle da parte di Retelit, cambierà in modo significativo le modalità di scambio del traffico tra content provider ed eyeball network nel nostro Paese.
Sono passaggi che avranno un impatto importante anche sugli ecosistemi di interconnessione e sugli Internet Exchange Point, chiamati a mantenere neutralità, efficienza e capacità di adattamento in uno scenario che evolve rapidamente.

In parallelo, anche il Parlamento italiano sta affrontando temi cruciali per il futuro digitale, come la proposta di legge sui datacenter, che punta a definire procedure e criteri per la realizzazione di nuove infrastrutture digitali strategiche.
È un segnale positivo ma sarà essenziale che queste norme si inseriscano in un quadro armonizzato europeo, evitando approcci nazionali che possano limitare la capacità di attrarre investimenti e di innovare.In questo senso, desta particolare attenzione l’obbligo introdotto in Italia per gli OTT di richiedere l’autorizzazione come operatori di telecomunicazioni, un unicum nel panorama europeo.
Una misura che, se non accompagnata da un coordinamento comunitario, rischia di penalizzare il nostro mercato e di spingere i grandi investitori internazionali a scegliere Paesi confinanti con regole meno restrittive.

In questo contesto, Namex continua a rafforzare la propria rete di collaborazioni internazionali, soprattutto nel Mediterraneo e nei Balcani.
Dopo le esperienze positive con gli IXP di Albania (ANIX) e Kosovo (KOSIX), si aggiunge ora un nuovo accordo di collaborazione con l’IXP della Macedonia del Nord, anch’esso sviluppato in forma pro-bono, con l’obiettivo di sostenere la crescita dell’interconnessione locale e di contribuire allo sviluppo digitale della regione.
Si tratta di un impegno coerente con la missione di Namex: promuovere un Internet più aperto, collaborativo e bilanciato, favorendo la nascita di nuove comunità tecniche e di peering in aree dove l’infrastruttura è ancora in fase di crescita.
Mentre tutti guardano al prossimo Digital Networks Act (DNA) atteso entro la fine dell’anno, la sfida per Namex e per l’intero sistema degli IXP italiani è chiara: continuare a offrire servizi di interconnessione affidabili e neutri, sostenere la crescita del traffico e promuovere un modello di Internet europeo che unisca competitività, cooperazione e libertà di peering.

— Di Maurizio Goretti, Direttore Generale Namex

 

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