NAMEX NEWSLETTER | LUGLIO 2025

CONSORZIO

Il nostro Mediterraneo: comunità, connessioni, futuro

— Di Maurizio Goretti, CEO di Namex

L’estate è l’occasione per guardarci intorno e fare il punto sull’anno passato. Per chi lavora in Namex, è il momento giusto per riflettere su quanto l’infrastruttura che contribuiamo a costruire ogni giorno sia, prima di tutto, una storia di persone, relazioni e comunità.

Tutto è cominciato trent’anni fa, nel 1995, con la nascita di NapRoma, un Network Access Point che ha iniziato la sua storia all’interno di un consorzio universitario romano, il Caspur, nel campus dell’Università La Sapienza. Erano appena quattro gli ISP interconnessi, e nessuno
immaginava che quel nucleo embrionale avrebbe dato vita, negli anni, al principale punto di interscambio dell’Italia centrale e meridionale.

Oggi, Namex è una realtà neutrale, indipendente, senza fini di lucro, che riunisce 195 ISP consorziati e 267 reti interconnesse, tra fornitori di contenuti, operatori internazionali, istituzioni, enti di ricerca e provider nazionali e locali.
Una comunità tecnica, ma anche umana, che ha fatto della collaborazione un metodo e dell’incontro un valore.

Il nostro evento annuale – NAM 2025 – ha portato oltre 700 persone da 270 aziende al Gazometro di Roma, a testimonianza di una comunità viva, presente, consapevole. Lo stesso spirito anima gli appuntamenti informali come le birre mensili a Roma (RMNOG) e quelle bimestrali a Bari (BariNOG): momenti in cui la tecnica incontra la fiducia reciproca, e da cui spesso nascono idee, progetti, soluzioni condivise.

OSSERVATORIO NAMEX

La fumata bianca si fa sentire anche su Internet: picchi di traffico registrati dall’Osservatorio Namex

— Di Flavio Luciani, CTO di Namex

Alle 18:07 di giovedì 8 maggio 2025, il mondo ha assistito alla tanto attesa fumata bianca che si alzava dal Vaticano. Un evento simbolico e altamente mediatico che, ancora una volta, ha avuto un effetto immediato sull’infrastruttura digitale. In particolare, abbiamo registrato un picco significativo di traffico proprio nel momento dell’annuncio, come mostrato nel grafico qui sotto.
L’improvviso aumento coincide con il momento in cui la notizia si è diffusa attraverso le piattaforme di informazione, i social media e i servizi di streaming. È degno di nota il fatto che l’evento sia stato trasmesso anche su RaiPlay e distribuito attraverso Namex dalle CDN che gestiscono la distribuzione dei contenuti di RaiPlay.

POLITICHE REGOLATORIE

Il punto sul fair share

— Di Innocenzo Genna, Giurista specializzato in politiche e regolamentazioni europee per il digitale, la concorrenza e le liberalizzazioni

1- Lo stato del dibattito in Europa

Il dibattito europeo sul fair share si trova in una fase di quiescenza. Dopo il grande impulso profuso dal Commissario europeo Thierry Breton tra il 2022 ed il 2023, le prospettive di una possibile proposta legislativa hanno subito una brusca battuta d’arresto nell’ottobre 2023, quando i governi europei, riuniti nel Consiglio Telecom a Léon, hanno manifestato una visione in maggioranza contraria. Da quel momento l’idea di una normativa europea sul fair share è entrata in fase regressiva: per quanto ancora evocato in alcuni importanti documenti ufficiali, in particolare nel White Paper della Commissione europea sulla connettività e nel Rapporto Draghi sulla competitività, il tema del fair share vi è apparso più come l’eco dei desideri degli stakeholder sostenitori, che come una convinta direzione istituzionale.

NAMEX ANNUAL MEETING 2025

NAM2025: “Sesto Potere”

— Di Christian Cinetto, Responsabile Comunicazione e contenuti di Namex

11 Giugno: al Gazometro si è parlato del futuro della rete (e del ruolo di NAMEX)

Namex cresce nei picchi di traffico, nel numero di consorziati e di afferenti, ma anche negli eventi in presenza. L’11 giugno siamo tornati al Gazometro per il Namex Annual Meeting, l’appuntamento che dal 2004 fa incontrare la comunità dell’interconnessione. Abbiamo toccato quota 700 partecipanti di oltre 270 aziende e registrato più di 250 incontri one-to-one.
Il titolo scelto “ Sesto Potere – Internet, for Better or for Worse?”  si ispira ai titoli di film che hanno individuato nella stampa prima e nella TV poi i nuovi poteri che orientano la società. Da un po’, ma oggi più che mai, è il momento di Internet.

STORIE DELLA COMMUNITY

La storia di AMT

— A cura della Redazione Namex

Da oggi inizia una nuova rubrica: STORIE della community.

Diamo spazio alle storie di chi ogni giorno costruisce un pezzo, grande o piccolo, della rete Internet italiana. La parola ISP nasconde un mondo di sfumature, fatto di persone, di evoluzioni, di aneddoti.

Cominciamo dalla Puglia, da Bari, dove questa e altre storie, ha visto la sua genesi alla birra BARINOG. Abbiamo intervistato Aldo Altobello, presidente di AMT services e uno dei pionieri dell’Internet commerciale del sud Italia.
“AMT nasce quasi per gioco, a Roma nel 1996. Eravamo in tre, coinquilini, le tre lettere del nome AMT: Massimo, Tommaso e io”. Anni germinali per internet in Italia, quelli che ricorda Aldo Altobello, presidente della barese AMT. 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

AI e ETICA non devono stare nella stessa frase.

Intervista a Maurizio Ferraris - professore ordinario di filosofia teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Torino

(A cura di Alessandro Longo, giornalista, esperto di tecnologia)

Non parlategli di “etica dell’intelligenza artificiale”. Parole senza senso. Un paravento per scelte politiche e sociali che ancora non riusciamo a mettere nei nostri radar. “Preoccupiamoci piuttosto di un futuro in cui non ci sarà lavoro per nessuno o quasi, perché sarà fatto tutto dall’intelligenza artificiale”. Maurizio Ferraris, uno dei principali pensatori del digitale in Italia, professore ordinario di filosofia teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, ha una risposta da tempo anche a questo. Una proposta: il “webfare”, come scritto nei suoi libri. Redistribuire la ricchezza che produciamo come consumatori e che ora resta tutta in pancia alle big tech, che si apprestano a diventare ancora più potenti dominando l’era dell’intelligenza artificiale.
Lo chiarisce in questa nostra intervista.

Quale senso ha l’etica dell’intelligenza artificiale?

Bisogna partire dal fatto che l’intelligenza artificiale in quanto tale, in quanto algoritmi che governano dei dati, non ha etica non avendo volontà (la volontà viene da chi programma gli algoritmi). Dunque, pretendere di inserire dell’etica negli algoritmi non è molto diverso dal voler insegnare i dieci comandamenti a una sveglia o a un girarrosto. Si danno indubbiamente delle indicazioni, ma non si forma una coscienza, semplicemente una coscienza umana cerca di ridurre i rischi connessi al funzionamento di una macchina, un po’ come quando si è deciso di rendere pieghevole il simbolo sul cofano delle Mercedes-Benz, per ridurne l’impatto in caso di incidente.

News

NOTIZIE DA NAMEX E DINTORNI

Per chi se lo fosse perso o voglia rivedere quanto accaduto al Gazometro l’11 giugno scorso, al NAM2025, troverà foto e info al sito web dedicato e i video al nostro canale YouTube che, oltre alla plenaria e alle sessioni workshop, include le interviste esclusive a tutti i relatori.

» Da Roma al Mediterraneo: la visione verso la realtà.
30 anni fa i pionieri di Namex, che abbiamo celebrato il 15 Aprile scorso, hanno iniziato un progetto che molti consideravano visionario: fare di Roma un hub digitale. Il nostro direttore generale Maurizio Goretti lo ha raccontato a Federica Meta, direttrice di CorCom.
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» Si parla sempre più di Data Center come di opportunità di investimento e crescita per il Paese. In questo articolo Mila Fiordalisi analizza un lato “oscuro”, il rischio di speculazioni o di investimenti poco ponderati. C’è anche il contributo di Maurizio Goretti che avverte “Senza connessioni in fibra e sottostazioni elettriche adeguate, rischiamo un proliferare di scatole vuote che danneggiano il settore.”
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» Il 15 maggio Marta Burocchi, network engineer di Namex, ha debuttato sul palco internazionale del meeting RIPE90, presentando alla community globale l’innovativo ambiente digital twin.
La soluzione, basata su tecnologia Kathará, funziona come un “simulatore di volo” per la piattaforma di peering, permettendo ai membri di Namex di testare configurazioni in sicurezza prima del deployment in produzione. Qui il suo intervento completo.
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» Il 15 maggio, poco dopo le 18, il traffico su Namex ha registrato un picco straordinario del +40% rispetto alla media, coincidendo esattamente con la fumata bianca che annunciava l’elezione del nuovo Papa.
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» Namex ha registrato il 16 Aprile un nuovo record assoluto di traffico con un picco di 1.354 Tbps durante la partita di Champions League tra Inter e Bayern Monaco. Il dato rappresenta un incremento del 35% rispetto a soli 90 giorni prima, confermando la crescita esponenziale del traffico Internet legato agli eventi sportivi live di grande richiamo.
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» Alla prima Conferenza Nazionale sul Cloud – svoltasi a Roma il 14 maggio – è emersa in modo deciso la richiesta di creare una filiera italiana del cloud, indipendente dalle big tech straniere. I promotori – tra cui il Consorzio Italia Cloud, organizzatore delle Conferenza – chiedono un’infrastruttura sicura e sovrana per la gestione dei dati pubblici e strategici. La preoccupazione riguarda la dipendenza attuale da provider esteri, che potrebbe minare la sicurezza e l’autonomia digitale del Paese. L’appello è rivolto al governo affinché sostenga un ecosistema nazionale fatto di tecnologie, competenze e regole condivise. L’obiettivo è costruire un’infrastruttura che tuteli i dati della PA e favorisca l’innovazione italiana. È intervenuto, tra i relatori della Conferenza, anche Maurizio Goretti.
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» Il down record di Starlink a luglio: che è successo, quali implicazioniIl 24 luglio 2025, il servizio satellitare Starlink di SpaceX ha subito il suo più grave e prolungato blackout globale dalla sua nascita. Ha lasciato senza connessione oltre 60mila utenti in tutto il mondo per circa due ore e mezzo.
Secondo le dichiarazioni ufficiali della stessa azienda,, il blackout è stato causato da un “guasto nei servizi software interni” che gestiscono il core della rete Starlink. In particolare, un aggiornamento di rete (network upgrade) ha introdotto una configurazione critica sbagliata, scatenando un errore a cascata che ha bloccato la comunicazione tra satelliti e tra i satelliti e la infrastruttura a terra.
Migliaia di utenti privati e aziende in Europa, Nord America, Asia e Australia, molti dei quali dipendono esclusivamente da Starlink, si sono ritrovati senza connettività. Sono stati riportati disservizi anche in settori critici come operazioni minerarie, marittime ed emergenziali nelle zone remote. Uno degli effetti più rilevanti si è avuto in Ucraina, dove Starlink viene impiegato per garantire la connettività delle forze armate e la gestione di droni e sistemi di sorveglianza in tempo reale. Il blackout ha causato la sospensione delle missioni di droni e la perdita dei feed live, mettendo temporaneamente a rischio la coordinazione delle operazioni sul campo di battaglia. In più, vari servizi di pubblica utilità e di risposta alle emergenze in aree rurali si sono trovati momentaneamente isolati.
A parte queste conseguenze pratiche, l’evento ha ricordato quanto governi e forze armate si stiano affidando a infrastrutture satellitari gestite da aziende private. Con il rischio di una vulnerabilità Paese e una perdita di sovranità digitale. L’episodio ha rilanciato il dibattito internazionale sulla necessità di reti di comunicazione resilienti e multipiattaforma, specialmente per applicazioni critiche e mission-critical. Il tema era già all’attenzione dei Governi, che infatti stanno investendo in reti satellitari nazionali. A luglio il Governo Meloni ha stanziato 767 milioni di euro per creare una rete satellitare nazionale dedicata alle comunicazioni istituzionali. In passato il Governo era in trattative con Starlink per lo stesso motivo.
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» Calano le linee in rame, crescono la fibra e il traffico dati: i dati Agcom per il 2024
La fibra copre il 70,7 per cento della popolazione (al 31 dicembre 2024), rispetto al 59 per cento del 2023, secondo la relazione annuale Agcom presentata a luglio. L’Autorità evidenzia però il perdurare di forti disparità tra i territori, per copertura e abbonamenti banda ultra larga.
Le linee ultrabroadband crescono sia su base annua (+812mila) che trimestrale (+233mila), arrivando a 17,43 milioni di linee. Il peso delle connessioni pari o superiori a 100 Mbit/s è salito dal 52,6% del 2020 al 79,3% nel 2024, mentre le connessioni ≥1 Gbit/s sono passate dall’8,7% al 28,4%.
Aumenta anche il traffico dati: ogni linea fissa consuma in media 9,48 GB al giorno (+13,8% rispetto al 2023). Il mobile rappresenta ancora il principale canale di accesso a Internet per molti utenti, ma la domanda di reti fisse veloci è in crescita, spinta da streaming, smart working e servizi cloud.
La relazione Agcom certifica in effetti anche un incremento degli investimenti nelle infrastrutture TLC del +8,7 %, che ha portato la spesa complessiva a 7,05 miliardi di euro, con ricavi del settore pari all’1,3 % del PIL e una crescita dell’1,9 % della spesa da parte di famiglie. 
Agcom certifica il continuo declino delle connessioni in rame (-700.000 in un anno) e l’espansione della fibra FTTH, che ha guadagnato 1,23 milioni di linee nel 2024. 
Il presidente Agcom Pasquale Lasorella ha anche evidenziato le profonde trasformazioni introdotte sul mercato italiano delle tlc dalle recenti operazioni di M&A, investimento e scorporo delle rete di Tim. Questo spinge il regolatore a un nuovo lavoro di approfondimento e valutazione.
La “separazione strutturale della rete fissa di Tim con il trasferimento a Fibercop, l’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom e il fatto che Poste Italiane” sia divenuto il primo azionista di Tim sono operazioni che “hanno radicalmente mutato l’assetto del mercato, in particolare quello all’ingrosso, inducendo Agcom ad avviare una nuova analisi dei mercato di accesso alla rete fissa”, ha affermato Lasorella. “Scopo dell’analisi sarà quello di stabilire se Fibercop possa essere qualificata come operatore wholesale only (aspetto sul quale l’Autorità ha già raggiunto una conclusione, avallata dall’Agcm, che ha sottoposto alle autorità europee, con le quali è in corso una interlocuzione) e di delineare il regime regolamentare conseguente”.
Lasorella ha chiarito che, “fino a quel momento il settore rimarrà regolato in base all’analisi di mercato vigente. Contestualmente, Agcom ha adottato una misura cautelare per sospendere l’obbligo di replicabilità delle offerte al dettaglio per Tim, in quanto non più titolare della rete fissa”.
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» La verifica dell’età sul web arriva in Europa, tra tensioni, incertezze e proteste
Il Regno Unito ha appena reso obbligatorio il riconoscimento dell’età su tutti i siti che ospitano contenuti pornografici e altri materiali considerati a rischio per i minori. Questi siti devono applicare sistemi di verifica dell’età considerati “robusti e affidabili” (come riconoscimento tramite selfie, documento di identità o carta di credito) per impedire l’accesso ai minori di 18 anni. La regolamentazione, parte dell’Online Safety Act, coinvolge non solo siti pornografici ma anche piattaforme che potrebbero mostrare materiali legati a autolesionismo, disturbi alimentari o comportamenti pericolosi; chi non si adegua rischia multe fino a 18 milioni di sterline o al 10% del fatturato globale. Questa misura rende l’accesso dei minori britannici a siti per adulti uno dei più stringenti tra i Paesi Ocse. Anche piattaforme come Reddit, Discord, Grindr, Bluesky e X hanno attivato varie forme di age-gating per alcune funzioni o contenuti. Ci sono anche voci critiche: diversi esperti e associazioni hanno segnalato rischi per la privacy e la sicurezza derivanti dall’obbligo di consegnare dati sensibili a soggetti privati e il probabile aumento del ricorso a VPN da parte degli utenti per bypassare i controlli.
In parallelo, l’Unione Europea sta sperimentando questa funzione: Francia, Italia, Spagna, Grecia e Danimarca sono i primi cinque Stati membri a testare un’app di verifica dell’età sviluppata dalla Commissione europea. La sperimentazione mira a creare un sistema di verifica dell’età che garantisca la privacy dell’utente: quando attivata, l’app permette di dimostrare di essere maggiorenni senza dover fornire dati personali ai siti, con processi separati tra chi emette il certificato e chi lo verifica. Questo modello – ancora in fase pilota è pensato anche per l’integrazione nella futura European Digital Identity Wallet (attesa nel 2026) – è destinato a diventare lo standard europeo.
Intanto, la situazione in Francia è già molto tesa: qui, l’autorità delle comunicazioni (Arcom) ha già imposto l’obbligo per i siti pornografici di verificare l’età. Aziende come Aylo (proprietaria di Pornhub, Redtube, YouPorn) hanno oscurato temporaneamente i propri siti nel Paese in segno di protesta. Sostengono che l’attuale quadro normativo è inefficace, frammentario e mette a rischio la privacy, oltre a sottolineare la mancanza di una soluzione “pan-europea” realmente uniformata. In più occasioni i tribunali francesi hanno sospeso e poi riattivato temporaneamente l’obbligo, generando ulteriore incertezza. 
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» Avanza il Digital Networks Act: una rivoluzione amata e odiata da molti
Fa passi avanti il Digital Networks Act (DNA), un nuovo regolamento europeo in fase avanzata che mira a rivoluzionare il settore delle telecomunicazioni nell’UE, con l’obiettivo di costruire un vero mercato unico delle reti digitali. La normativa punta a eliminare la frammentazione regolatoria tra i Paesi, rafforzare la sicurezza delle infrastrutture (incluse quelle 5G, future generazioni e cavi sottomarini), accelerare la transizione fibra ottica e armonizzare le regole su tariffe e spettro radio. Si prevede anche una governance più centralizzata tramite organismi UE come BEREC e un nuovo ente europeo.
Il dibattito è molto acceso sia a livello politico sia tra gli operatori. È ancora in corso una consultazione pubblica, chiusa l’11 luglio, e il testo finale è atteso entro la fine del 2025. Il DNA è visto sia come una “svolta storica” sia come una minaccia sistemica per l’ecosistema digitale europeo; la sua approvazione potrebbe ridisegnare in modo radicale l’infrastruttura delle telecomunicazioni, la concorrenza e la governance di Internet nell’Union.

A favore:

  • I grandi operatori di telecomunicazioni e le associazioni industriali sostengono che il DNA è necessario per rendere l’Europa più competitiva globalmente, migliorare la sicurezza, snellire le procedure burocratiche e incentivare investimenti nelle infrastrutture digitali avanzate. Si sottolinea che solo unendo i mercati e le regole sarà possibile competere con il dominio delle Big Tech statunitensi e asiatiche, velocizzando l’adozione di fibra e 5G e riducendo la frammentazione che oggi ostacola innovazione e sviluppo.

Contrari:

  • Forti critiche arrivano dalle associazioni degli Internet provider indipendenti, dai piccoli operatori locali, associazioni consumatori e per i diritti digitali e anche da alcuni regolatori nazionali. Temono che il DNA possa minacciare la neutralità della rete e il pluralismo, favorendo la formazione di un oligopolio europeo controllato da pochi grandi colossi a svantaggio di migliaia di imprese locali, con ripercussioni negative su concorrenza, prezzi e pluralismo. Viene anche contestata la scelta di una regolamentazione unica e vincolante che non considera le diversità geografiche, economiche e tecnologiche fra gli Stati. C’è chi sottolinea infine rischi di aumenti di costo per i consumatori e riduzione di qualità del servizio, e una critica diretta all’accelerazione normativa per modificare regole che sono state appena implementate (come il nuovo Codice europeo delle comunicazioni).

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» Retelit: un cavo sottomarino tra Taranto e la Grecia
Retelit, operatore nelle telecomunicazioni B2B in Italia, ha presentato a Taranto i risultati dello studio di fattibilità del progetto “MAGNA GRECIA CABLE”, un’infrastruttura sottomarina che collegherà Italia e Grecia attraverso una rotta resiliente e sicura nel Mar Ionio. Il cavo, lungo circa 323,5 km, mira a rafforzare la posizione dell’Italia come hub digitale del Mediterraneo, promuovendo la trasformazione digitale di territori, imprese e città.
Taranto è stata scelta come punto di approdo in Italia, grazie alla sua posizione strategica e al supporto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sul lato greco, il sito sarà Plataria, vicino a Igoumenitsa, già dotato di un punto di approdo esistente.
Lo studio, cofinanziato dal programma UE CEF-Digital, ha valutato aspetti ambientali, tecnologici e autorizzativi, prevedendo un impatto minimo e integrazione con infrastrutture digitali ed energetiche esistenti. Il progetto prevede un investimento iniziale di almeno 30 milioni di euro.
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» La Russia abbandona Whatsapp, passa a una chat “autarchica”: come il modello cinese
Lo scorso 24 giugno il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che autorizza la creazione di un’app di messaggistica statale, chiamata “Max”. L’obiettivo è duplice: da un lato integrarla nei servizi pubblici digitali, dall’altro ridurre progressivamente l’uso di piattaforme straniere come WhatsApp e Telegram, considerate potenzialmente pericolose per la sicurezza nazionale. Questo progetto si inserisce in una strategia più ampia di autarchia digitale, cioè di costruzione di un ecosistema tecnologico interno, controllato direttamente dallo Stato e non dipendente da aziende estere. Un po’ come il modello cinese, di app nazionali, mentre finora in Russia ci sono state le stesse app e servizi occidentali. 
La nuova app funzionerà non solo per chattare o videochiamare, ma anche per autenticarsi sui servizi pubblici, effettuare pagamenti e consultare documenti ufficiali. Verrà installata automaticamente su tutti i nuovi dispositivi venduti in Russia a partire dal primo settembre.
La decisione si inserisce in un contesto sempre più repressivo: negli ultimi anni la Russia ha intensificato il controllo sulle attività online, criminalizzando post e like considerati “estremisti”, vietando l’uso di VPN e rallentando o bloccando sistematicamente l’accesso a servizi stranieri.
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