— A cura della Redazione Namex
Da oggi inizia una nuova rubrica: STORIE della community.
Diamo spazio alle storie di chi ogni giorno costruisce un pezzo, grande o piccolo, della rete Internet italiana. La parola ISP nasconde un mondo di sfumature, fatto di persone, di evoluzioni, di aneddoti.
Cominciamo dalla Puglia, da Bari, dove questa e altre storie, ha visto la sua genesi alla birra BARINOG. Abbiamo intervistato Aldo Altobello, presidente di AMT services e uno dei pionieri dell’Internet commerciale del sud Italia.
“AMT nasce quasi per gioco, a Roma nel 1996. Eravamo in tre, coinquilini, le tre lettere del nome AMT: Massimo, Tommaso e io”. Anni germinali per internet in Italia, quelli che ricorda Aldo Altobello, presidente della barese AMT. Un gioco, sì, ma che va avanti da tre decenni e che con un certo segno di futuro iscritto nella fibra. E pure un gioco strano, per l’epoca, quello di AMT. Avveniristico, persino; un po’ per caso o un po’ per un’intuizione di quei tre ventenni innamorati della grande rete globale. Perché “abbiamo fatto l’esatto percorso inverso rispetto alle attuali telco. Siamo partiti vendendo servizi avanzati ad aziende e pubbliche amministrazioni, per arrivare poi a offrire anche l’accesso alla rete”.
Aldo lavorava alla Italcable, la società concessionaria dello Stato italiano per i servizi internazionali di telecomunicazioni. Massimo e Tommaso alla Procter and Gamble. Univano quindi competenze diverse, dalla tecnologia alla finanza. “Un giorno Tommaso torna dal lavoro e dice: c’è la legge per imprenditorialità giovanile. Abbiamo quindi redatto un progetto imprenditoriale. Lo Stato ci ha dato un miliardo delle vecchie lire, a fondo perduto al 80%”. Un miliardo può cambiare la vita di tre ragazzi. Ma il difficile viene dopo avere vinto il progetto. “Ci siamo chiesti: e ora? Avevamo tutti una buona posizione. Toccava licenziarsi per fare partire l’azienda”.
Il caso li spinge di nuovo sulla via del loro futuro assieme. Aldo conosce una persona della Space software Italia, ora Thales Alenia Space. “Mi dice: abbiamo un progetto a Taranto, non sappiamo chi mandare. Gli rispondo: ‘ne conosco uno, ce l’hai davanti’”. È la prima commessa di AMT. E anche il pretesto per fare “il grande salto”, come lo chiama Aldo. Licenziarsi da un posto sicuro, tornare al Sud, fare gli imprenditori.
Si trasferiscono a Bari. Ma la seconda commessa non è pugliese: il sistema informativo del turismo per la provincia di Trento, anni 1998-1999. Perché da Trento chiamano qualcuno di Bari? “Tutto il loro sistema era su piattaforma Oracle, su cui avevamo un forte background. Fu la stessa Oracle che ci segnalò a Trento”.
Il terzo progetto arriva nei primi anni 2000, anche questo non pugliese. Banche delle Marche, per il pricing dei prodotti derivati. AMT l’ha realizzato con alcuni professori dell’università di Bologna.
“La banca non conosceva Oracle, non voleva usarlo. Il direttore ci ha chiesto se il nostro prodotto poteva restare sui nostri server. Siamo passati così a fare cloud. Anche se non si chiamava ancora così, ma outsourcing”.
Il software girava sulle loro macchine, gestito da loro ma era di proprietà della banca.
Passa il tempo, arriva il nuovo scatto aziendale.
“Avevamo ormai un mini ced. Alcuni clienti si infuriavano come iene perché le applicazioni non funzionavano. Ma non era un problema software, bensì di rete”.
AMT pensa di offrire quindi anche l’accesso. Anche in questo caso c’è un evento fortuito scatenante. Anno 2003, il fallimento gruppo Ferri (casalinghi), “dove lavorava Mimmo Paparella che si occupava della gestione della rete dei Ferri con alcune persone competenti in materia”. Nuove risorse e competenze. AMT comincia a vendere le connessioni dell’epoca: adsl, hdsl, cdn.
Invece ora AMT ha fibra propria tra Bari e Foggia, dove copre 15.200 unità immobiliari, aziende e case. Possiede anelli di trasporto a 200 Gigabit che arrivano a Foggia. Pop in tutti i comuni tra Bari e Foggia (tranne il Gargano).
Con questi numeri e quest’identità ormai acquisita, “essere in un Ixp è necessario. Siamo negli Ixp Namex di Bari e Roma e al Mix di Milano”. Già perché “non puoi non essere in un Ixp se vuoi dare qualità di rete elevata. Un’esigenza che si è manifestata dopo che abbiamo superato un certo volume di traffico verso internet”.
“E in certi casi è anche obbligo: per partecipare alla gara Rupar della Regione Puglia, che abbiamo vinto, dovevamo essere in almeno due exchange”.
Chissà se a quelli di AMT essere in un Ixp ricorda un po’ il periodo di gioventù quando condividevano un appartamento a Roma. Scherzi a parte, in un Ixp si diventa davvero parte di una realtà che non è più solo locale, ma anche nazionale, globale. Uno spirito che in fondo, ante litteram, come dimostrano i primi progetti ottenuti, l’AMT l’ha dimostrato fin dagli esordi.